venerdì 3 febbraio 2012

La paura: una storia culturale


La paura: una storia culturale
Quando in sogni opprimenti e orribili l'angoscia tocca il grado estremo, è proprio essa che ci porta al risveglio, con il quale scompaiono tutti quei mostri notturni. La stessa cosa accade nel sogno della vita, quando l'estremo grado di angoscia ci costringe a spezzarlo.
Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851
Sono tempi difficili questi: crisi economica mondiale, la perdita del lavoro, lo spread ecc.. ecc, tempi in cui non si riesce a vivere serenamente, facce tristi, suicidi…. Questo è periodo caratterizzato dalla paura. Ma cos’è la paura?
La paura è quella emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo, che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia, molto spesso viene accompagnata da una reazione organica neurovegetativa che prepara l’ organismo alla situazione d’ emergenza, disponendolo, anche se in modo non specifico, all’ apprestamento delle difese che si traducono solitamente in atteggiamenti di lotta e di fuga: quando è protratta e relativa a oggetti, animali e situazioni che non possono essere considerati paurosi,assume i tratti patologici della paura.
Occorre però fare una piccola distinzione tra angoscia e paura: anche se la differenza è davvero minima, infatti è difficile distinguerla da altre emozioni tipo l’ira, questa fa la differenza soprattutto per chi deve governare una popolazione più o meno vasta. Infatti, è molto più comodo per i poteri forti, mantenere una popolazione in uno stato di angoscia, e non di paura, dato che la prima divide le persone, mentre la paura, provata in un momento di reale pericolo di vita, tende ad unire le persone. L’ angoscia di per sé, porta gruppi di persone, a cercare un caprio espiatorio, per scaricare questa sensazione. Gli esempi sono centinaia, e protratti pure nella Storia, vedi la paura del diverso, come con gli ebrei , il KUKLUX CLAN, oppure la diffidenza verso il diverso. Tutto ciò ha anche uno scopo commerciale: trasformare la paura in angoscia è la funzione di una schiera di nuovi professionisti e, per le aziende farmaceutiche, è un grosso affare.
Questo trucchetto, non è solo un’ invenzione di questi tempi.
La paura di cadere in miseria e di fare una fine orribile, fu un’ esperienza che segnò la vita di molte persone.
Tra l’ Ottocento e il Novecento.
Il miglioramento del welfare voluto dai liberali negli anni Novanta del diciannovesimo secolo, non sradicò la paura della povertà: si limitò ad attenuarla. Quello che faceva tremare di più, non erano tanto gli effetti della privazione assoluta, la gente rabbrividiva al pensiero delle conseguenze dell’ impoverimento relativo, cioè doversi trasferire in una zona più degradata, o vendere una loro proprietà. Chi si occupava dell’ assistenza pubblica era determinato a conservare (persino ad aumentare) quell’ elemento di paura. Il ragionamento di base era questo: l’ assistenza pubblica, non doveva essere concessa così facilmente, altrimenti la gente si sarebbe potuta liberare di tutte le ansie legate al denaro, e danneggiare l’ economia.
La paura riguardante la morte era di certo, quella più acuta. Alla fine del diciannovesimo secolo, l’incertezza prese il posto della certezza. Il modo in cui si moriva, non forniva però alcun indizio circa le sorti individuali nell’ aldilà. Si trattava comunque di una paura democratica: i ricchi tremavano come i poveri di fronte all’ ignoto che li aspettava nell’ aldilà.
Il 21 aprile 1871, il “Times” riportò la notizia che la signora Susanna Starr si era rifiutata di andare all’ ospizio e lunedì scorso, è morta di infarto sapendo che sarebbe rimasta senza assistenza.
L' eventualità, di una morte umiliante, era solo una delle minacce che gli indigenti delle classi più povere. Per dare conforto agli indigenti, il folclore sentimentalista, dipingeva la morte come un angelo che veniva a liberarli da una vita di stenti, mentre i racconti sensazionalistici, la raffiguravano come una vecchia arcigna che aggirava negli ospizi, allo scopo di raccogliere corpi per la dissezione. In Gran Bretagna, gli anni Trenta dell' Ottocento segnarono una svolta. Dalla metà del Settecento al 1832, l' unica fonte legale per reperire cadaveri, per l'insegnamento dell' anatomia nelle scuole mediche, era la forca, ma dato lo scarso rifornimento, era noto che molti criminali, profanavano le tombe nella notte, per poi rivendere i cadaveri negli ospedali. I ricchi corsero subito ai ripari: facendo chiudere le bare dei propri cari con dei lucchetti, le coprivano con grossi sassi e assoldavano custodi di tombe. Per i più poveri, la minaccia finì soltanto nel 1832, ma al contrario, la probabilità di finire sezionati, aumentò: la stessa legge autorizzava gli stessi anatomopatologi a reperire i cadaveri dagli ospizi istituiti dalla legge di assistenza ai poveri POOR LAW. Di conseguenza, tutti coloro che morivano in miseria e i cui corpi non venivano reclamati entro 48 ore, correvano il rischio di venire sezionati. Nonostante con la progressiva diminuzione del numero dei cadaveri non reclamati di pazienti che morivano in quei ospizi, gli indigenti andavano incontro ad un destino ancora peggiore: la regolarizzazione dello sfruttamento dei cadaveri faceva si che la paura della profanazione restasse una costante per gli inglesi più poveri. Questo terrore era alimentato anche dai giornali popolari che si divertivano a pubblicare macabre scene di macelleria sociale. Il 19 gennaio 1888, un titolo del Pall Mall Gazette; riportava questo: Orrori nella camera di dissezione. Ai lettori veniva dato in pasto scene quotidiane di una scuola di anatomia. Secondo le lamentele di un guardiano di un ospizio, i medici non potevano garantire l' integrità dei cadaveri dopo la dissezione. Insieme all' angoscia della dissezione, c' era la costernazione per il commercio che si faceva dei cadaveri dei più poveri, considerata come totale e irrimediabile. Nel corso del 19simo secolo, il morire richiamò una schiera di assistenti specializzati: fu così che si creò un legame tra la paura della morte e il profitto aziendale con l'incremento delle assicurazioni industriali (polizze a vita per gli operai) così da poter garantire un funerale decente e assicurare un'assistenza economica ai parenti dopo la morte del capofamiglia.
La paura della profanazione e delle conseguenze di una simile offesa allo status di famiglia incoraggiavano nelle comunità povere, tale commercializzazione. Com’ era previsto le stesse organizzazioni che si prodigavano nell’ alleviare le sofferenze, allo stesso tempo si adoperavano per alimentarle. La privatizzazione della morte andò di pari passo con la sua commercializzazione. Fin dai primi anni del ventesimo secolo il morire non era più un evento pubblico, stava prendendo una dimensione privata.
Nel corso del diciannovesimo secolo, si credeva che le pesanti esalazioni delle fosse comuni sovraffollate situate vicino a zone ad alta densità abitativa fossero responsabili non solo degli stati catatonici a causa dei quali la gente rischiava di essere sepolta viva, ma anche di una vasta gamma di problemi fisici. Il problema era il fetore.
Sebbene nel 1849 William Budd e John Snow avessero proposto una teoria della malattia basata sui batteri, le loro teorie non furono ben accolte, e nemmeno la scoperta fatta da Louis Pasteur nel 1861, fece molta fatica ad essere accettata. Un importante trattato sulle consuetudini della sepoltura scritto nel 1881, si rifaceva alla teoria dei germi di Pasteur, notando come i minuscoli frammenti di pelle di un paziente con la febbre alta, infettassero ogni altro tessuto sano con cui venivano a contatto. Il trattato informava i lettori che, anche se estremamente debole, l’ odore nauseabondo di un cadavere in decomposizione, poteva portare ad una costante diminuzione delle funzioni vitali. Con il graduale riconoscimento della teoria dei germi, il timore del contagio causato dagli odori esalati dai cadaveri si trasformò nella paura più insidiosa di germi invisibili che potevano essere in ogni luogo e non potevano essere individuati. Poco a poco, le paure relative alla sepoltura, vennero placate: la rimozione dei cimiteri dalle zone densamente popolate e il loro stile riuscirono ad introdurre un modo diverso per ridurre le paure relative alla morte addolcendo l’ aspetto della morte stessa.
Restava un problema: la gente non credevano nelle capacità dei medici di diagnosticare con esattezza la morte fisica. Negli ultimi decenni del Novecento, molti che si avvicinavano al momento del trapasso, venivano assaliti dalla paura di essere sepolti vivi, infatti nel momento della morte, la fiducia nella medicina, si affievoliva, in realtà la solenne voce della scienza, non era in grado di placare il panico. Giravano voci terribili e, sebbene fosse una cosa rara, era abbastanza spaventosa da giustificare l’ introduzione di procedure, per ristabilire la pace.
Nel 1900, lo <> decretò che bruciare vivi, annegare e finire sotto un treno in corsa subendo orrende mutilazioni, era persino peggio che essere sepolti vivi.
Nel 1926, un uomo di 38 anni, Padre Ronald Knox, responsabile della trasmissione, fu responsabile di un bizzarro attacco di panico, scatenato da una satira radiofonica. Il 16 gennaio 1926, senza alcuna cattiva intenzione, Padre Knox, abbandonò il ruolo di intermediario tra Dio e gli umani, per diventare il terribile intimidatore dell’ Inghilterra, tra le due guerre.
La pièce radiofonica, intitolata Broadcasting from the Barricades, venne trasmessa alle sette e quaranta della sera di sabato 16 gennaio, dagli studi della Bbc di George Street, a Edimburgo, e seminò il panico: dopo un annuncio introduttivo che informava che si trattava di una rappresentazione di fantasia, la pièce assumeva tutti gli aspetti di un notiziario vero e proprio, in cui Padre Knox descriveva una folta tumultuosa di disoccupati.
Dopo 12 anni gli autori delle sceneggiature radiofoniche, scoprirono quanto era facile alimentare questo stato di apprensione ed angoscia.
Eccoci nel 2012.
Scrivere questo articolo è stato molto istruttivo, e mi ha fatto riflettere di quanto siamo schiavi, pur ci abbiano fatto credere di essere liberi. Fin dalla diffusione dei mass media, questo Sistema, ci ha sempre tenuti schiavi nell’ angoscia. Tutti noi, me compresa, abbiamo visto alla televisione, quel famoso 11 settembre 2001, il crollo delle Torri Gemelle. Nonostante tutti gli insabbiamenti della politica, da quel famoso giorno, il mondo cambiò totalmente. Sinceramente io non so, quali fini ci siano sotto questo evento, so solo che ha creato angoscia in molte persone, facendo in modo di annullare la propria personalità, chissà per quali fini politici mondiali.
Non è facile spezzare le catene dell’ angoscia, che ci tiene separati, ma se vogliamo veramente cambiare qualcosa, cominciamo a dubitare di quello che i mass media dicono, perché molto spesso l’ informazione è manipolata in modo tale da plasmare l’ opinione pubblica verso un’ opinione piuttosto che un’ altra.
Cominciamo a credere in noi stessi, in quanto Uomini e Donne, capaci di intelligenza, e vedrete che il mondo cambierà.
Speranza (mod-autore di The 777's theory)
FONTI
Citazioni:
"Paura - Una storia culturale" di Joanna Bourke

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