Alcuni dati e alcune riflessioni sulla disoccupazione giovanile, e sulle ripercussioni che questo avrà sul futuro dell'Italia e dell'Europa.
Il tasso di disoccupazione in Italia è ormai al 10%, in Europa quasi all’11%, con un quarto dei giovani europei che non lavora né studia. In Italia sono invece quasi il 36% i ragazzi che non svolgono alcuna attività. I nuovi dati comunicati oggi dagli Uffici di Statistica europeo ed italiano sono semplicemente drammatici.
Il tasso di disoccupazione a marzo è salito al 9,8%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su febbraio e di 1,7 punti su base annua, con 500 mila disoccupati in più nell’ultimo mese. È il tasso più alto da gennaio 2004, l’inizio delle serie storiche mensili. Secondo l’Istat il numero dei disoccupati a marzo è di 2 milioni e 506 mila, in rialzo del 2,7% su febbraio. Su base annua il rialzo è del 23,4%. Anche in questo caso é il livello più alto dal gennaio 2004. Con riferimento alle serie storiche trimestrali è record da IV trimestre 1999.
Il quadro è pessimo, ma si incupisce ancora di più se si prende in considerazione la disoccupazione giovanile. In Italia un giovane su tre non "Non è un paese per giovani"lavora, un dato enorme che viene calcolato solo su quelli che cercano un’occupazione. Gli scoraggiati non sono considerati, e se fossero inseriti anche loro la situazione peggiorerebbe ulteriormente. Il tasso di disoccupazione per i ragazzi di età compresa tra i 15 e 24 anni a marzo si trova al 35,9%, in aumento di due punti percentuali su febbraio. È il tasso più alto dal gennaio 2004 (inizio delle serie storiche mensili). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal quarto trimestre 1992. All’epoca l’Italia si trovava in piena crisi valutaria, quando la lira era completamente collassata sui mercati internazionali, mentre esplodeva il problema del debito pubblico.
La situazione della disoccupazione giovanile negli altri paesi colpiti dall’eurocrisi è purtroppo molto simile. In Spagna e Grecia un giovane su due è senza lavoro. Il tasso medio di disoccupazione giovanile dell’Unione Europea è di quasi il 23%, con più cinque milioni e mezzo di ragazzi che non svolgono alcuna attività. Solo nei paesi nordici o centrali, come Germania, Danimarca, Austria e Paesi Bassi, si registra una disoccupazione giovanile inferiore al 10%. Una generazione perduta, con incalcolabili danni dal punto di vista economico e sociale.
La distruzione del capitale umano, con tantissime nuove leve che entreranno molto tardi sul mercato del lavoro, con una formazione non adatta alle esigenze di aziende ed operatori Gad Lernereconomici, è già gravissima, ma non è l’unico elemento di grande preoccupazione. I conti previdenziali rischiano di non tenere, se così tante persone in età da lavoro non contribuiscono ai sistemi a ripartizione. La priorità dell’Europa non può essere l’austerità, ma ridare un futuro a milioni di giovani europei la cui vita rischia seriamente di essere inghiottita nel buco dell’eurocrisi.
(Gad Lerner, “36%, il dramma di una generazione perduta”, dal blog di Lerner del 2 maggio 2012).
Fonte: libreidee.org
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